Lui è diverso ma ha il Calzino Spaiato come me

Anche quest’anno si ripresenta la Giornata dei Calzini Spaiati, nata ormai 11 anni fa, grazie all’iniziativa di un’insegnante di una scuola primaria Friulana, Sabrina Flapp, che aveva preso ispirazione da personaggi come Pippi Calzelunghe e Patch Adams, l’inventore della terapia del sorriso nelle corsie degli ospedali.

Di base, il concetto è uno solo. Siamo diversi. Ma mai tale pensiero può esplodere in considerazioni e riflessioni profonde e.. diverse, appunto.

Inanzitutto, la parola “diversità” ha un significato polivalente: deriva da DĒVERTĔRE, ovvero andare in direzione opposta. Possiamo andare in direzione opposta su un’autostrada, in un sentiero di montagna, sulle scale di un palazzo, su due aerei verso i luoghi di vacanza. Non c’è di base, nel significato etimologico, alcun concetto di giusto o sbagliato. Non solo: non ci sarebbe autostrada se non ci fossero due corsie, non ci sarebbe salita se non ci fosse anche una discesa, non ci sarebbe un palazzo se non si potesse salire o scendere, non ci sarebbero luoghi di vacanza se dalle vacanze non si potesse tornare. Il diverso è quindi parte essenziale, è un “duale”, come diceva spesso la mia cara professoressa di filosofia del Liceo, nel 1997-98, o giù di li. 

In una comunità, il senso della parola diverso prende una sfumatura ancora più multicolore. Non c’è solo un bianco e un nero, ma un’infinita gamma di colori: una classe di asilo è tale solo se ogni suo elemento è presente e completa gli altri. Quanto è importante fare un appello al mattino, per cementare il concetto dell’altro, del “non-io”, del “noi”. Per capire, giorno dopo giorno, che il sistema funziona solo se si funziona insieme! Che insegnamento, anche per noi grandi…

Il diverso è anche quello che non è considerato normale. E di nuovo, un riferimento etimologico: normale significa “vicino alla norma”, che in matematica e in statistica è il valore che compare più frequentemente. Non è un qualcosa di assoluto, ma di relativo, dipende fortemente da chi non è nella norma. Il legame con chi non ha i tratti considerati “normali” è altissimo, anzi… essenziale. E questo vale soprattutto per le disabilità. Tempo fa, in Asilo, abbiamo avuto un bambino speciale, con una forma autistica in via di scoperta da parte della famiglia e delle insegnanti stesse. Abbiamo vissuto questa esperienza con numerosi emozioni: prima spaventati, poi incapaci e delusi, infine incoraggiati e sfidati nella nostra umanità e professionalità nell’affrontare una situazione, appunto, non nella norma, diversa. E’ stata un’esperienza coinvolgente: tutti i bambini (materna, primavera, anche esterni..) partecipavano attivamente nelle esperienze di apprendimento del nostro “diverso”, i metodi di insegnamento dell’insegnante a lui dedicata erano declinati per tutti, i momenti di comunità erano pieni di diversità. E soprattutto, vedere i bambini vivere la diversità con una disarmante normalità, era sconvolgente. Un’esperienza unica, sotto ogni aspetto. 

Il diverso, alla fine, altro non è che una ricchezza, un completamento dell’esperienza, uno stimolo ad imparare e allargare la propria visione delle cose, considerando anche che c’è dell’altro al di fuori della propria zona di comfort. Come papà e come presidente di asilo, ho la fortuna di vedere quanto i bambini sono maestri nel vivere la diversità: loro la vedono come unione, come cemento, come legame, come stimolo, come interesse, come cosa da raccontare a mamma e papà la sera.

Noi grandi abbiamo due possibilità: considerare la diversità come una barriera, come un qualcosa che minaccia il nostro io, la nostra sfera famigliare, il nostro ego. Oppure ricordarci che siamo stati bambini ed eravamo bravi a vedere l’altro come nostro amico, con semplicità e senza alcun pregiudizio. 

Buona Festa dei Calzini Spaiati, a te che leggi. Diverso da me quanto io diverso da te. Ma già siamo in due e già formiamo un noi